Tifoso ucciso,terrorismo ultrà. Quando la violenza diventa sport

La notizia vista da “Corriere della Sera”, “Gazzetta dello sport”e “L’Unità”

 

A cura di Eliana Zazzano            

    

“Ancora un morto del tifo. Stavolta sull’autostrada, sull’A1, lontano dallo stadio.Un tifoso della Lazio colpito a morte da un colpo di pistola: Gabriele Sandri, 26 anni, volto noto per essere il dj del Piper di Roma”. E’ con queste parole che “ La Gazzetta dello sport” (www.gazzetta.it)  racconta Lunedì 12 Novemre su ciò che è accaduto nella domenica appena trascorsa. “La vittima è stata raggiunta da un colpo di arma da fuoco sparato da un agente della polstrada, Luigi Spaccarotella, intervenuto per sedare una rissa scoppiata tra i tifosi biancocelesti e juventini. Il poliziotto avrebbe sparato in aria a scopo intimidatorio. Poi forse un secondo proiettile potrebbe essere partito accidentalmente dalla pistola”. Ma la dinamica però non è ancora quella definitiva. Due giorni dopo l’accaduto infatti, il quotidiano “L’Unità”(www.unita.it)  riporta una dichiarazione  del Capo della Polizia Antonio Manganelli che smentisce ciò che era stato detto nei giorni precedenti, precisando che il poliziotto “nulla sapeva delle ragioni del litigio e della rissa che si era creata e dunque non interveniva nell’ambito del contrasto alla violenza nel mondo dello sport”. Il ministro Amato, qualche ora dopo, dirà alla Camera che Sandri è stato ucciso da uno sparo proveniente dall’altro lato dell’autostrada mentre si trovava in auto, sul sedile posteriore.

Le informazioni tardive e l’iniziale attribuzione dell’accaduto allo scontro tra tifoserie hanno portato accuse, di occultamento dei fatti, da parte delle forze dell’ordine. Su “L’Unità”, il questore di Arezzo, Vincenzo Giacobbe dichiara: “Abbiamo detto la verità fin dall’inizio, dobbiamo fare mea culpa: ha sbagliato un poliziotto, se fossimo infallibili non saremmo qui a parlarne. Ci sarebbe stata solo una mezz’ora di indagini <<fuori strada>> perché inizialmente si cercavano i colpevoli tra i passeggeri della Mercedes Classe A su cui viaggiavano i protagonisti della rissa”.

“Dopo la morte di Gabriele Sandri” leggiamo sempre su “L’Unità”, “Roma è diventata teatro di una nottata di guerriglia urbana messa in scena da ultrà laziali e romanisti contro le forze dell’ordine che ha portato al ferimento di 40 agenti della polizia”. Anche la città di Bergamo è stata teatro di violenti scontri. A proposito di questi, il ministro Giuliano Amato ha dichiarato che l’uccisione del tifoso laziale è stata, per i tifosi violenti, l’occasione cercata e trovata per rialzare le bandiere ammainate dopo la morte dell’Ispettore Raciti. Leggiamo su “L’Unità” che “C’è stata rabbia cieca ed eversiva. Ci sono delle centrali eversive che alimentano l’estremismo nelle tifoserie, che cercano di assoldare come militanti armati, contro la polizia, tanti giovani che trovano così la loro identità” ha detto il ministro Amato.

I provvedimenti nei confronti degli ultrà, che hanno provocato gli scontri, sono stati tempestivi. Sul “Corriere della sera” (www.corriere.it) leggiamo che “La Procura di Roma contesterà l’aggravante del terrorismo ai quattro tifosi arrestati domenica sera nei dintorni dello stadio Olimpico e al quartiere Flaminio”. La decisione è stata presa sulla base delle prime risultanze investigative. “E’ la prima volta che la magistratura contesta il terrorismo per i fatti compiuti da ultrà” continua il “Corriere della sera”. “Dalle prime indagini emergerebbe che dietro agli atti di vandalismo e aggressione alle caserme, pulman e automezzi delle forze dell’ordine potrebbe esserci una matrice politica. Nei confronti degli arrestati dovrebbero inoltre essere ipotizzati i reati di lesioni, devastazione, danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale”. Per i provvedimenti nei confronti dell’agente di polizia, leggiamo una dichiarazione del difensore del poliziotto: “Da omicidio colposo, il pm cambierà il capo di imputazione in omicidio volontario”.

La “Gazzetta dello sport” ha riportato infine una serie di interviste fatte a personaggi dello sport in merito a ciò che è accaduto Domenica 11 Novembre.

Il presidente della Figc, Giancarlo Abete, ha dichiarato: “Il calcio in questo caso è una vittima. La morte di Gabriele Sandri, i tafferugli e gli scontri non hanno nulla a che vedere con lo sport.Questi comportamenti non sono più accettabili”.

Il presidente della Lazio, Claudio Lotito, ha detto: “Bisogna far si che nei giovani venga portata avanti la linea della riscoperta della cultura della legalità, dei valori dello sport. I giovani devono abbandonare questo comportamento violento. Purtroppo abbiamo dimenticato che lo sport va vissuto nel rispetto delle regole e all’insegna dei valori semplici”.

Il presidente del Catania, Antonino Pulvirenti, ha ricordato i fatti dello scorso 2 Febbraio a Catania: “Qualsiasi cosa sia accaduta è comunque colpa delle tifoserie. Dopo i fatti di Catania, ci si deve di nuovo sedersi e ragionare. L’impegno della società civile è importante, ma non è determinante senza un’adeguata opera di repressione. A Catania questo è stato fatto ed ha funzionato”.

Fabio Cannavaro si è ritenuto fortunato di giocare adessi nel Real Madrid perché “ha uno stadio perfetto, pieno di bambini, senza violenza. Noi non riusciamo a gestire lo sport, non riusciamo a fermare i violenti.Bisogna definitivamente cambiare i rapporti con i tifosi”.