Terrore in Pakistan

 

La notizia vista dai web-magazine.

 

di Maria Catania

 

 

Il 30 ottobre 2007, è stato compiuto un attacco suicida in Pakistan, a Rawalpindi, vicino al quartiere generale militare in cui si trovava il presidente pakistano Pervez Musharraf. Questo attentato  ha provocato la morte di almeno 7 persone e tredici feriti. L'attentatore si sarebbe fatto esplodere quando è stato fermato a un posto di blocco, prima di raggiungere il suo obiettivo. L’obiettivo era il Presidente Musharraf, rimasto illeso; il kamikaze che si è fatto esplodere in prossimità del quartier generale dell'esercito, probabilmente sapeva che Pervez Musharraf era in riunione, forse un'esitazione o il timore di essere scoperto hanno fatto decidere al giovane di farsi esplodere prima del suo obiettivo. Per gli inquirenti la matrice è la solita, quella islamica. Nei giorni precedenti, il Presidente Musharraf, ha dichiarato lo stato di emergenza nel Pakistan, dopo l'ipotesi che i giudici della Corte Suprema,  non avrebbero riconosciuto la legittimità della sua rielezione contestata dall'opposizione per il ruolo militare che il generale ancora ricopre. La Corte Suprema ha rifiutato questo stato di emergenza, secondo essa illegale, ed ha inoltre sospeso la costituzione attuale. Giorno 5 novenbre , come riportato nel sito http://www.rainews24.it/, dopo l’imposizione dello stato di emergenza, le elezioni sono state spostate alla prima metà di febbraio, e Musharraf, sembra aver ceduto alle pressioni della comunità internazionale, ma rimane ugualmente al comando.

Il 6 novembre, http://ragionpolitica.it/ riporta che la Corte Suprema e il piccolo movimento per i diritti civili, hanno attaccato il presidente per non aver rispettato le promesse fatte, egli aveva annunciato di dare le dimissioni da capo delle forze armate e di non ripetere più, per questo ultimo mandato, l'accumulo di cariche civili e militari. “Mentre gli Stati Uniti e l'Unione Europea si aspettavano una graduale democratizzazione del Pakistan, il colpo di Stato, del presidente ha rafforzato ulteriormente la dittatura: elezioni rinviate a data da stabilirsi, Parlamento sospeso (anche se non sciolto), opposizioni bandite, oppositori arrestati, Costituzione sospesa”, questo quanto riportato da RagionPolitica,

L’8 novembre 2007, come riportato nel sito http://www.la7.it/news./, il presidente pakistano Pervez Musharraf ha annunciato che lascerà la divisa di capo dell'esercito prima di prestare giuramento per il suo secondo mandato alla guida dello Stato. Lo ha riferito la televisione nazionale affermando,  inoltre, che il generale non ha indicato nessuna data per la rinuncia alla carica militare. Benazir Bhutto l'ex premier e leader dell'opposizione, rientrata in patria dopo 8 anni di esilio, il 18 ottobre, ha commentato le parole del presidente, ritenendole inutili, e chiedendo di sapere  una data per le elezioni, e che il presidente si tolga la divisa entro il 15 novembre. Sulla legittimità della rielezione di Musharraf deve ancora pronunciarsi la Corte Suprema.

Il sito http://euronews.net./ scrive che il presidente pakistano, su pressione della Casa Bianca, e dietro chiamata del presidente americano Bush, che ha affermato: “L’America non abbandona il suo alleato nella guerra contro il terrorismo  ma preme per un ritorno a condizioni più democratiche”, ha fissato le elezioni entro il 15 febbraio. Centinaia di manfestanti legati al Partito popolare dell'ex premier Benazir Bhutto sono stati arrestati e la polizia ha lanciato avvertimenti sul rischio di attentati kamikaze.

Mi impegno a rinunciare all’incarico di capo delle Forze armate ed organizzare elezioni generali entro il 15 febbraio prossimo”; queste sono parole dette dal presidente e riferite, giorno 8 novembre, da (http://www.adnki.com/), dopo un incontro con il Consiglio nazionale della sicurezza.

Sempre in data 8 novembre, su http://www.ansa.it/ , scrive che l’ex primo ministro Bhutto rimandata in Pakistan dagli Stati Uniti che vogliono una transizione democratica nell'unico Paese islamico con la bomba atomica, ha predisposto una dimostrazione per giorno 9 a Rawalpindi, nonostante queste siano illegali e la polizia abbia indicato che otto kamikaze sarebbero pronti a fare un attentato contro di lei.

“Ma invece di cedere alle pressioni Musharraf sembra vada avanti con il suo piano: eliminati i giudici a lui ostili, non ci sono più ostacoli alla riconferma della sua  presidenza. Se le dimostrazioni dovessero vedere scendere in piazza milioni di cittadini, le forze armate potrebbero anche ribellarsi contro il loro comandante.

In data 9 novembre, http://newsexcite.it/ , si evince che la Bhutto, mentre si accinceva ad uscire di casa è stata bloccata dalla polizia, gridando ai poliziotti: “Levatevi di mezzo, siamo le vostre sorelle”, facendo sapere che cercherà di andare al comizio da lei convocato, per protestare contro lo stato di emergenza e la sospensione della Costituzione decretati dal presidente pakistano.

Il 9 novembre http://www.euronews.net./ scrive che Benazir Bhutto è stata messa agli arresti domiciliari, definiti come misura di sicurezza, e per impedirgli di presenziare alla manifestazione, mentre i suoi sostenitori scendono in piazza. Inoltre vi è stato

anche un attentato suicida con alcuni morti a Peshawar, davanti alla residenza di un ministro, rimasto illeso. Oltre 200 i manifestanti dispersi dalla polizia nella capitale. Decine gli arresti.

Sempre, su http://www.ansa.it/ , il 9 novembre, si deduce che Benazir Bhutto potrebbe tornare libera. Gli arresti domiciliari ai quali la leader dell'opposizione pachistana e' stata posta a Islamabad sono temporanei, ha precisato un portavoce del governo.  ''Si trattava di un ordine di arresti domiciliari temporaneo per impedirle di esporsi a minacce molto gravi di attentato suicida”. La Bhutto ha rilasciato un'intervista telefonica all'emittente americana AbcNews, lanciando un nuovo appello a Musharraf: "Si dimetta da capo delle Forze Armate, ripristini la costituzione, rispetti la data delle elezioni" perché "la dittatura alimenta gli estremismi".

Giorno 10 novembre, http://www.tgcom./ scrive, che la Bhutto, dopo alcune ore dagli arresti domiciliari, è stata liberata, indicendo un nuovo corteo pro-democratico, per la prossima settimana, e programmando diversi incontri con diplomatici stranieri, diversi governi, diringenti della sua formazione politica. Comunque, l’ex premier è tuttora circondata e presidiata a vista, cinta da reticolati di filo spinato e barriere in cemento armato.