TERRORE IN PAKISTAN

                                  La notizia vista dalla stampa americana

di Donata Di Stefano

 

Il 30 0ttobre, il Boston Globe riporta la notizia dell’attentato suicida a Rawalpindi, vicino la capitale Islamabad che “ha ucciso almeno sette persone, incluso l’attentatore, a meno di un chilometro dall’Army House dove si trovava il Presidente del Pakistan Pervez Musharraf.” .Citando fonti ufficiali, Musharraf stava incontrando al Quartier Generale i comandanti militari.

Il Chicago Tribune del 30 Ottobre racconta che”l’attentatore era a piedi e si è fatto esplodere in un check point della polizia dopo che gli era stato ripetuto piu’ volte l’ordine di fermarsi”. Tra le vittime figurano tre uomini della polizia; il capo della polizia ha detto all’Associazione Stampa che “i nostri uomini sono morti per proteggere i cittadini del Pakistan”. Il quotidiano riporta la reazione del Presidente Musharraf che dice: “Questi elementi terroristi ed estremisti non devono ritardare lo sviluppo economico del Paese con le loro azioni insensate”.

Il Miami Herald inoltre riporta la descrizione di un fotografo dell’Associazione Stampa dopo l’attentato: “Gli uomini del servizio emergenza rimuovevano il cadavere di un individuo anziano ucciso mentre era sulla bicicletta. Donne e bambini che erano sopra un minibus sono tra i feriti. La televisione mostra zaini da scuola abbandonati sui sedili e le finestre rotte.”

Los Angeles Times di giorno 2 Novembre riporta la notizia di un altro attentato suicida vicino una base nel sud della capitale, Islamabad :“ l’attentatore suicida colpisce un bus che portava il personale delle forze armate, uccidendo otto persone nel secondo attacco verso obiettivi militari in tre giorni. L’attentato coincide con i combattimenti tra forze governative e militanti Islamici nella Swat Valley, nel nord del Pakistan.”

Iniziano a circolare voci su una probabile dichiarazione dell stato d’emergenza e di una consequenziale sospensione della Costituzione, notizia confermata giorno 3 Novembre.

“Musharraf ha dichiarato lo stato d’emergenza in Pakistan, sospendendo la Costituzione, sostituendo il capo della giustizia e tagliando le comunicazioni nella capitale. La leader dell’opposizione Benezir Bhutto fa ritorno nel paese da Dubai per stare vicino alla gente. La polizia ha bloccato le entrate alla Corte Suprema portando via il capo della giustizia e altri giudici. Il governo ha chiuso tutte le trasmissioni televisive eccetto la tv di stato Pakistan TV. Le linee telefoniche sono state tagliate” così introduce la notizia il Miami Herald il 3 Novembre.

Il Los Angeles Times pone l’accento sui motivi che hanno condotto a questa decisione.Infatti “la Corte Suprema contesta la vittoria alle presidenziali del 6 Ottobre scorso perché Musharraf doveva prima dimettersi dalla sua carica di Capo delle forze armate e presentarsi come un leader civile.Il verdetto era atteso per il 15 Novembre. Circa 200 persone, inclusi giornalisti ed avvocati sono rinchiusi dentro l’edificio della Corte Suprema”

Anche secondo il New York Times, Musharraf ha agito così per “riassettare il suo potere contro la crescente opposizione della Corte Suprema” Il quotidiano riporta poi una serie di opinioni. Prima di tutte, quella autorevole del Segretario di Stato degli Stati Uniti, Condoleeza Rice, che afferma che ci si trova in “una situazione deplorevole”.

Rizvi, esperto di affari militari pakistani rileva che “Musharraf ha agito così perché si sente minacciato dalla Corte Suprema”.

Naqvi, avvocato che s’interessa da sempre della politica del Pakistan, afferma che “la Costituzione non prevede una costituzione provvisoria o la sospensione dei diritti civili. Si tratta di legge marziale sotto falso nome”

Uno dei più importanti Comandanti americani, Fallon, dice di avere suggerito a Musharraf “di abbandonare l’idea dello stato d’emergenza”.

Il 4 Novembre, il New York Times riassume il discorso alla nazione del Presidente Musharraf, effettuato a mezzanotte.In un discorso di 45 minuti afferma:“ Ho dichiarato lo stato d’emergenza per limitare gli attacchi terroristici e preservare la transizione democratica iniziata otto anni fa”. Sempre il NYT scrive che “non ha fatto nessuna data per le elezioni nazionali o quando terminerà lo stato d’emergenza.Era vestito in abiti civili e ha pure citato Lincoln e la sua sospensione di alcuni diritti civili durante la Guerra Civile. Ha accusato la Corte Suprema del rilascio di 61 uomini che erano incarcerati per atti terroristici. Ha dichiarato che l’attivismo giudiziale ha demoralizzato le forze della sicurezza, colpito la lotta al terrorismo, sono stati creati ostacoli durante il processo di democratizzazione per interessi personali, contro l’interesse del Paese”

 

 

La situazione degli ultimi giorni è sempre più critica e il Paese è sempre più in crisi.

“La polizia picchia e lancia gas lacrimogeni ai sostenitori del Primo Ministro Benezir Bhutto durante la loro protesta vicino il Parlamento del Pakistan mercoledì, acutizzando la crisi politica dopo l’imposizione dello stato di emergenza. Ci sono delle barricate con i mezzi della polizia per bloccare l’ingresso al Parlamento” così il Boston Globe del 7 Novembre delinea la grave situazione di crisi del Pakistan. Il quotidiano prosegue la sua descrizione aggiungendo che molti degli attivisti picchiati selvaggiamente dalla polizia sono donne e riporta le parole di una donna molto vicina a Bhutto, Naheed Khan che ha fermato un poliziotto dalla spalla e gli ha chiesto urlando: ”Chi sei?Come puoi fare una cosa del genere a una donna?”

Il Los Angeles Times del 7 novembre scrive che nonostante l’escalation di violenza Benezir Bhutto chiede, per una marcia di protesta: ” ai miei fratelli e alle mie sorelle di arrivare a Rawalpindi a tutti i costi”.Sempre lo stesso quotidiano parla dell’attivista pachistana per i diritti umani Asma Jahangir. Scrive che” è sotto arresto per sicurezza preventiva data la sua capacità di infiammare i dimostranti e incitarli. Un poliziotto controlla che nessuna persona non autorizzata possa entrare.  Non è una terrorista o una pericolosa criminale, ad un’ammirata avvocato a livello internazionale che ha trascorso gran parte della sua vita adulta a lottare per la democrazia e contro i leader militari come il Presidente del Pakistan Pervez Musharraf.”

Il Chicago Tribune del 7 novembre sottolinea come “gli avvocati siano l’avanguardia dell’opposizione pachistana.” Delinea poi il ritratto di Muhammed Akif Khan. “Egli non veste più la sua uniforme da avvocato per lavorare ma abiti civili. Prende il taxi invece della macchina e non dorme più a casa, preoccupato che la polizia possa arrestarlo. Non è un criminale o un attivista politico ma un avvocato, ben conosciuto in Pakistan. E’ divenuto uno dei membri chiave dell’opposizione. Khan afferma che è necessario protestare: <<Noi siamo i custodi del potere giudiziario, i custodi della costituzione, i custodi del Pakistan>>. Migliaia di avvocati sono stati l’unica opposizione visibile a Musharraf nelle strade. Più di mille dei 75.000 avvocati del Paese sono stati arrestati e posti sotto arresto domiciliare, molti di loro sono stati picchiati”.

Il Chicago Tribune dell’8novembre analizza il ruolo degli USA nel Pakistan. Infatti il Pakistan è stato “un alleato chiave nella guerra ala terrorismo e in ritorno della loro assistenza gli Stati Uniti hanno aiutato il Pakistan nel creare valori democratici e una società aperta e libera. Bush, ignorando le azioni di Musharraf, hanno poco considerato la stabilità regionale dell’area pachistana per la loro sicurezza nazionale. Il più grande problema della guerra contro il terrore non è per che cosa stiamo lottando ma cosa stiamo perdendo in questa battaglia. In un confronto ideologico senza un chiaro nemico noi corriamo non solo il rischio di dimenticare molte delle cose che nostra patria rappresenta ma anche di mettere a rischio la nostra sicurezza nazionale con la destabilizzazione di altri Paesi.”

Il Miami Herald dell’8 novembre descrive la telefonata del Presidente degli Stati Uniti Bush al Presidente Musharraf.”E’ stata la prima comunicazione di Bush da quando Musharraf ha dichiarato lo stato d’emergenza sabato” Il Presidente americano in una chiamata di 20 minuti ha chiesto a Musharraf di “tenere le elezioni il prima possibile e dimettersi da capo delle forze armate.” Secondo quanto riportato dallo stesso quotidiano, Bush ha detto: “Sono stato molto franco con lui”.

Il Los Angeles Times dell’8 Novembre scrive che “le elezioni parlamentari del Pakistan si terranno entro metà febbraio, un mese dopo quanto precedentemente programmato. Lo ha annunciato Musharraf ad una schiera di reporter governativi dopo una riunione del Consiglio di Sicurezza nazionale. Questo annuncio è visto come l’indicazione che lo stato d’emergenza è solo temporaneo e durerà poco”. Il quotidiano riporta le dichiarazioni di Benezir Bhutto la quale sostiene che “è insufficiente e che Musharraf dovrà dimettersi entro una settimana da capo dell’esercito”. In un altro articolo si riporta l’opinione di un reporter di Geo- tv le cui trasmissioni sono oscurate. Rehamt dice: “ E’ così medievale. Pensi di vivere nell’era dell’informazione, nel mondo dell’informazione e richiedi come sia possibile che questo possa avvenire.”.

Il New York Times del 9 Novembre afferma che “ con un ampio dispiego di forze il governo pachistano ha bloccato la marcia di protesta guidato dalla leader dell’opposizione Bhutto prima che iniziasse blindando il percorso con migliaia di poliziotti, bloccando le strade e barricando Benezir Bhutto nella sua residenza a Islamabad. A Rawalpindi, dove doveva tenersi la marcia, doppie linee di polizia e di mezzi bloccano i dimostranti. Ci sono stati circa 5000 arresti negli ultimi due giorni. Bhutto ha tentato di lasciare la sua residenza due volte. E’ solo riuscita ad uscire e tenere un discorso”. Sempre Il New York Times riferisce che “alcuni partiti sostengono che la leader sia sotto arresti domiciliari, ma autorità governative non hanno dato nessuna nota ufficiale”.

Il Chicago Tribune del 9 Novembre riporta le parole della leader Bhutto: ”Se sono sotto arresto i lavoratori del partito popolare dovranno continuare a lottare per la democrazia e lo stato di diritto[…] Se tu supporti la democrazia, unisciti a noi”.

Il Miami Herald del 9 Novembre scrive delle reazioni della Casa Bianca: ” Rimaniamo sconcertati sul continuare dello stato d’emergenza e della limitazione delle libertà fondamentali. E’ necessario un ritorno veloce all’ordine costituzionale e alle norme democratiche.”

Il Los Angeles Times del 9 Novembre sostiene “se lo stato d’emergenza continuerà, la credibilità delle elezioni sarà messa in dubbio”. Riferisce poi le parole di un funzionario di Human Rights Watch, Hasan: “ Che senso ha tenere le elezioni se non ci sono campagna, se le persone non possono protestar, non possono mobilitarsi?”