La “minaccia” Iran
La notizia vista dai settimanali e
dalle riviste italiane
di Simone Giannì
“L’Iran è ormai nel mirino di Bush. Nessuna decisione finale
è stata presa alla Casa Bianca, ma il cerchio intorno a Teheran si sta
stringendo. I piani d’attacco contro i siti nucleari, ma anche contro le
infrastrutture militari (e non solo) del paese sono pronti e vengono
continuamente aggiornati. Se il presidente darà luce verde, aerei, navi e
missili americani, con l’accompagnamento di azioni più o meno coperte di
commandos, scateneranno l’inferno.” Così la rivista Limes in un articolo del 19
ottobre ( limes
online » HOME PAGE) da’ un’istantanea delle relazioni che intercorrono tra
Washington e Teheran. Il 3 dicembre il “National Intelligence Estimate”, il
rapporto annuale che sintetizza le analisi
delle 16 agenzie di spionaggio statunitensi riconosce che l’Iran dal 2003 ha effettivamente
interrotto il programma per la bomba atomica, suscitando la reazione del
presidente iraniano Ahmadinejad, secondo cui “il rapporto ha annunciato la
vittoria della nazione iraniana contro tutte la potenze del mondo”, per il
presidente Ahmadinejad “l’Iran ha ottenuto la piu’ grande vittoria politica
dell’ultimo secolo”( http://www.panorama.it).
Nonostante il
rapporto dell’intelligence USA, l’amministrazione americana mantiene alta la
pressione su Teheran, come riporta Panorama “Bush afferma che
l'Iran con i suoi progetti nucleari resta un problema e ha molto da spiegare se
non vuole l'isolamento internazionale”. La fermezza e l’ostilità’ della Casa
Bianca nei riguardi di Ahmadinejad viene sottolineata anche dalla rivista
Carta”. Da diversi
mesi, con l’aumentare delle difficoltà diplomatiche nel Consiglio di sicurezza
dell’Onu, l’argomento principale contro l’Iran non è più il programma nucleare
ma «l’interferenza» in Iraq, in Libano e in Palestina. Contro la
Repubblica islamica, la Casa bianca sta cercando di costruire
una «coalizione dei volenterosi» che alimenta la rivalità tra arabi e persiani,
sunniti e sciiti, come contrappeso al «panislamismo»
su cui fa leva il governo di Teheran. Privato della carta nucleare, Bush non ha
rinunciato alla partita”(Carta | Home Page).
La rivista Limes sostiene che “Al di là dei
propositi espressi per risolvere la questione israelo-palestinese,
la riunione di Annapolis è stata un’occasione per gli Stati Uniti per tentare
di rafforzare il fronte arabo antiraniano, magari incrinando anche l’asse
strategico che unisce da decenni la Siria alla
Repubblica islamica”. La strategia
americana e lo scontro ideologico con l’Iran sono argomenti che si ritrovano in
un interessante intervista della rivista “Affari Internazionali” a Trita Parsi,
presidente del National Iranian American Council, il quale afferma “La
retorica da entrambe le parti si è fatta ancora più aspra e bellicosa.
L’affermazione del presidente Bush del gennaio scorso, poi ripetuta in altre
sedi, secondo cui il regime di Teheran è responsabile della violenza e del
terrore che imperversano oggi in Iraq, non vanno certo nella direzione di una
soluzione del contenzioso tra i due paesi. Quelle dichiarazioni continuano a
raffigurare l’Iran come un nemico ideologico degli Stati Uniti e Ahmadinejad
come un leader dell’“asse del male”. La questione di linguaggio è fondamentale,
perché se si continua ad affrontare la questione iraniana in termini ideologici
si va dritti alla guerra”,sempre Parsi sostiene che “Sventolare l’opzione
militare è altamente controproducente per gli Stati Uniti. Il regime di Teheran
si sente alle strette ed è indotto ad esplorare ritorsioni cui non ricorrerebbe
altrimenti. In più, se la minaccia esterna aumenta, lo spazio per l’opposizione
interna si riduce. Dopo tutto Ahmadinejad sa fin troppo bene che gli Stati
Uniti hanno le armi per fare la guerra. Bush ne ha appena fatta una a pochi
passi da loro, in Iraq”(http://www.affariinternazionali.it).
I venti di guerra soffiano tra i 2 paesi, l’affermazione dell’egemonia
americana nel Medio Oriente porterà ad un nuovo Iraq?