“Un treno chiamato Corea”

 

La notizia vista dalla stampa francese

 

di  Martina Scalisi

 

 

 

 

 

“Per la prima volta dopo la guerra del 1950-53, un treno ha superato la frontiera tra Corea del Sud e Corea del Nord. Tutto un simbolo.” Così esordisce l’articolo pubblicato da “Le Figaro” il 17 maggio. Ciascun treno trasportava 100 coreani del sud e 50 del Nord percorrendo la zona no man’s land di 4 Km chiamata zona demilitarizzata che divide le due Coree. Un porta è stata aperta per lasciare passare il treno richiudendosi subito. Il viaggio della durata di 20 minuti per un percorso di 30 Km è stato compiuto con a bordo personalità politiche, celebrità e un impiegato della ferrovia che aveva compiuto l’ultimo viaggio nel 1951 prima della chiusura della stessa:  “Mi sarebbe piaciuto condurre io stesso questo treno. Mai avrei pensato di vedere questo giorno” ha dichiarato Han Chun-ki, oggi all’età di 80 anni. (“La Tribune” 17 Maggio).

La Croix dello stesso giorno riporta le dichiarazioni del ministro sud coreano dell’unificazione Lee Jae-joung e del suo omologo nord coreano Kwon Ho-ung. Il primo ha affermato: “ Un nuovo capitolo della storia coreana si sta aprendo verso la pace. Questo rappresenta uno sforzo nel superamento dell’eredità della Guerra Fredda, abbattere i muri della divisione e aprire una nuova era di pace e di riunificazione” mentre l’altro ha parlato di “ un treno della riunificazione sulla strada della pace e della solidarietà”.

Per celebrare l’avvenimento, la stazione sud coreana Munsan è stata decorata con un drappo blu e bianco, simbolo della riunificazione, alcuni petardi sono stati lanciati e un altoparlante ha annunciato con fierezza: “Il cavallo d’acciaio ha iniziato il suo galoppo”.

Il collegamento ferroviario, atteso dal 2003 quando si è proceduto a raccordare le rotaie, era stato rimandato causa le reticenze da parte dei militari dei due paesi e le tensioni suscitate dal lancio di missili e dai test nucleari ad opera della Repubblica popolare democratica di Corea. Questo primo collegamento è stato, tuttavia, facilitato dall’accordo, a febbraio, nel quadro di una trattativa a sei (Cina, Corea del Nord e del Sud, Stati Uniti, Giappone e Russia) in vista della denuclearizzazione della penisola (Le Monde del 17 Maggio).

Molteplici i vantaggi per i nord coreani, che potranno ricevere molto più velocemente gli aiuti alimentari e far affidamento sui diversi milioni di dollari che percepiranno per lo sfruttamento della sola linea di Gyeongeui. Tuttavia tutti i valori simbolici e tutti i benefici derivanti dall’apertura della linea ferroviaria, si perderanno se non verranno stabiliti collegamenti regolari. Infatti Pyongyang ha rifiutato di rispondere in modo favorevole alla proposta di Seoul riguardante la messa in opera di un sistema di protezione militare permanente dei treni. “I nord coreani sembra siano interessati solo ad un collegamento che permetta loro il trasporto di materie prime provenienti dal sud”. Così conclude l’articolo il “Courrier International” giorno 18.

Dal canto suo la Corea del Sud non nasconde l’entusiasmo nella prospettiva di poter sfruttare la rete ferroviaria per spedire la merce  verso l’Europa, in direzione della Cina e verso la Russia attraverso la rete transiberiana, riducendo così notevolmente i costi per il trasporto. Oh Ji-taek, dell’Istituto governativo della ricerca sulle ferrovie sud coreano, ha, infatti, dichiarato: ”Per la Corea del Sud, questa è la chance di diventare il polo logistico degli scambi con l’Europa: la porta dell’Asia orientale sul continente” ( Le Monde 18 Maggio).