Lo sviluppo “insostenibile”. L’allarme clima visto dalla stampa economica e finanziaria.

 

a cura di Dario Nicotra

 

 

<<Senza adeguati interventi complessivi le conseguenze dei cambiamenti climatici metteranno a rischio il 25% del Pil italiano rappresentato da quel mix di territorio, agro-alimentare, ambiente e turismo che rappresenta il Made in Italy>>, ha affermato, come riferisce “Italia Oggi” del 10 Gennaio 2007 (www.italiaoggi.it), Massimo Gargano, presidente dell’Associazione nazionale bonifiche (Anbi).L’ allarme clima è uno dei problemi che affliggono il mondo, incluso il nostro paese. Infatti quest’ultimo è tra i paesi lontani dall’obiettivo nazionale del 25% di quota da rinnovabili sul totale del consumo energetico.

Un settore a rischio sarà soprattutto  quello turistico. Le previsioni non sono delle più rosee, si prospetta che entro il 2050 il Mediterraneo sarà carente d’acqua e il flusso turistico si sposterà al nord. Verso quella data le nazioni del Nord Europa potrebbero avere benefici dall'aumento delle temperature, ma le regioni del Mediterraneo dovranno combattere con la mancanza di acqua e la diminuzione dei turisti. Secondo l'indagine, che sarà diffusa nelle prossime settimane, il mare del Nord diventerà più caldo e i flussi turistici dal nord verso il sud (circa 100 milioni di persone all'anno, pari a 100 miliardi di euro) rallenteranno con drammatiche conseguenze per le economie di Spagna, Grecia e Italia. Come riporta “Il Sole 24 Ore” del 9 Gennaio 2007 (www.ilsole24ore.com), secondo lo studio della Commissione, l'economia dell'Italia e degli altri Paesi del Mediterraneo verrebbe colpita a causa della <<siccità, della ridotta fertilità del suolo, degli incendi e di altri fattori dovuti ai cambiamenti climatici>>. Nell'Europa settentrionale i raccolti aumenterebbero del 70%, mentre dell'Europa meridionale si ridurrebbero del 20% e il livello del mare potrebbe salire anche di un metro. Entro il 2020 il costo totale del surriscaldamento potrebbe arrivare a 4,4 miliardi di euro con un rialzo della temperatura di 2,2 °C rispetto agli anni Novanta; con un aumento di 3 °C i costi salirebbero a 5,9 miliardi, e fino 42,5 miliardi entro il 2080. Un piano di difesa delle coste e delle spiagge potrebbe però nel lungo periodo ridurre i costi a 2,2 miliardi l'anno. Ma le acque oceaniche diventeranno più acide con gravi conseguenze sulla pesca: i pesci migreranno verso Nord e l'Europa sarà sempre più a rischio alluvioni. La Commissione vorrebbe includere anche metano e ossido di azoto tra i gas serra: riducendo la loro produzione il surriscaldamento dovrebbe rallentare. In ogni caso la situazione del nostro paese, stando alle previsione, è allarmante. Secondo il WWF il nostro paese è ultimo sulle energie rinnovabili. <<Dal 1997 a oggi in Italia il contributo delle rinnovabili è diminuito, passando dal 16% del 1997 al 15,3% di oggi>>, ha sottolineato l’associazione, come riporta il quotidiano “Milano Finanza” del 10 Gennaio 2007 (www.milanofinanza.it).

Il Governo italiano ha promesso di impegnarsi approntando una serie di misure per far fronte al problema. I ”Verdi”essendo i primi a sostenere questo impegno, in quanto sono convinti che la questione non possa essere presa alla leggera, pensano che sia urgente un dibattito parlamentare e propongono un consiglio dei ministri interamente dedicato alla questione.     

 <<I cambiamenti climatici in atto sono una vera priorità, per l'Italia e per tutta la comunità internazionale, e devono essere affrontati per tempo e con determinazione…piuttosto che perdersi in polemiche sterili, la politica dovrebbe occuparsi dei veri problemi. E pensare che ancor oggi c'è chi crede che l'emergenza sia la legge elettorale e vede nel Protocollo di Kyoto un ostacolo allo sviluppo>>, ha dichiarato, come si legge sul “Sole 24 Ore” del 10 Gennaio 2007 (www.ilsole24ore.com), il ministro dell’Ambiente Alfonzo Pecoraro Scanio.