Iran e Usa, prove di dialogo

La notizia vista dalla stampa francese

di Silvia Di Gennaro

 

Un primo passo verso migliori relazioni diplomatiche tra Usa e Iran è stato compiuto il 28 maggio 2007 in un incontro ufficiale tra l’ambasciatore americano in Iraq Ryan Crocker e l’ambasciatore iraniano a Bagdad Hassan Kazemi-Qomi.

L’incontro, durato 4 ore, si è tenuto nell’ufficio del primo ministro iracheno Nouri al-Maliki nella zona verde di Bagdad, come riportato da La Tribune.

Liberation ricorda come le relazioni diplomatiche tra i due paesi si erano interrotte nel 1980, in seguito all’occupazione dell’ambasciata americana a Teheran  da parte di studenti iraniani.

L’incontro ha riguardato solo la situazione in Iraq. “Gli iraniani e noi stessi abbiamo annunciato i principi che guidano le nostre rispettive politiche in Iraq” , questa è la dichiarazione di Crocker, riportata da Le Figaro. Il commento di Kazemi viene citato da Le Monde: “In linea generale si può dire che questo primo negoziato ha dato risultati positivi. Esso rappresenta un primo passo tra le due parti e il governo iracheno ha detto che ci inviterà nuovamente per una nuova discussione”. Sebbene l’ambasciatore americano abbia sottolineato come lo scopo di questo incontro non fosse quello di organizzarne un altro.

Liberation ha inoltre focalizzato le accuse mosse dagli Stati Uniti sulla presunta fornitura di esplosivi e munizioni da parte dell’Iran alle milizie che combattono sia le forze di sicurezza irachene che le forze della coalizione. “Queste attività devono cessare”, ha sottolineato Crocker. Tuttavia come riportato da Le Figaro gli iraniani non hanno risposto direttamente alle accuse.

I punti di dialogo sono però stati tanti. La Croix ha riportato come le due parti abbiano durante l’incontro rinnovato il loro appoggio a Nouri al-Maliki. “Ci sono stati dei punti di vista conformi, come il sostegno ad un Iraq democratica, sicura, stabile e federale, che controlla la propria sicurezza ed è in pace con i suoi vicini” ha detto Ryan Crocker.

Il 29 maggio Liberation definisce l’incontro professionale e positivo, sottolineando i punti di dialogo tra le due parti e l’approvazione di Ahmadinejad, che ha qualificato questo primo dialogo bilaterale un “progresso”.

I punti di scontro però continuano, tanto che un articolo di Le Monde del 29 maggio parla di un dialogo solo illusorio. Poco dopo l’incontro infatti Teheran ha accusato Washington di avere infiltrato delle spie in Iran per destabilizzare il governo. “La Repubblica Islamica d’Iran ha identificato e smantellato reti di spionaggio legate alle forze di occupazione in Iraq, aventi per obiettivo azioni di sabotaggio nell’ovest, nel sud-est e nel centro del paese”, ha affermato il ministro degli affari esteri iraniano.

Il 30 maggio La Tribune punta l’attenzione sul sospetto da parte dello Stato islamico in Iraq, organizzazione araba sunnita, che gli incontri di lunedì tra i due ambasciatori siano un “complotto” contro i sunniti iracheni. “L’accordo sulla questione nucleare porterà a un riconoscimento ufficiale dell’influenza iraniana in Iraq al fine di legittimare il massacro dei sunniti”, ha affermato l’organizzazione.

Il 31 maggio l’attenzione è rivolta di nuovo alle accuse di spionaggio mosse da Teheran ai tre irano-americani. Le Figaro sostiene che i tre accusati potranno essere i nuovi ostaggi di un gioco politico complesso, in cui la durezza del governo iraniano capovolgerà le affermazioni americane, secondo le quali Teheran semina agitazione in Iraq e costruisce un programma nucleare per scopi militari. Sempre secondo il giornale francese Le Figaro Teheran accusa apertamente Washington di utilizzare degli intellettuali o di appoggiarsi a dei collegamenti interni per indebolire la repubblica islamica e fomentare indirettamente una rivoluzione dei valori. Il segretario di Stato Condoleezza Rice a proposito dei tre casi in questione ha detto: “ Queste persone non fanno spionaggio, sono dei buoni cittadini dell’Iran e degli Stati Uniti, hanno la doppia cittadinanza e questo sarebbe una buona cosa se l’Iran fosse accogliente verso la gente che vuole migliorare la vita degli iraniani e la libertà dell’Iran”.