IRAN E USA, PROVE DI DIALOGO.

La notizia vista da Il Messaggero, Il Giornale, Il Corriere della Sera.

 

di Fulvia Cundari

“Una stretta di mano, quattro ore di colloquio, una proposta di formare una Commissione trilaterale con l’Iraq, l’impegno a una seconda riunione entro un mese”. Così esordisce “Il Corriere della Sera” il 29 maggio descrivendo i frutti dello storico incontro del 28 maggio 2007 a Bagdad, tra l’ambasciatore americano Ryan Crocker e quello iraniano Hassan Kazemi Quomi.  È stato il primo segno di disgelo tra la superpotenza mondiale e la più grande potenza del Golfo Persico dal 1980, quando il presidente americano Carter decise di rompere le relazioni diplomatiche, in seguito all’azione di un gruppo di studenti iraniani, che presero in ostaggio 90 persone all’ambasciata USA.

 Il colloquio Crocker-Quomi è iniziato alle 10.30 locali, dopo un breve discorso del “padrone di casa”, il presidente iracheno Maliki. “Noi vogliamo un Iraq libero da tutte le forze internazionali, in questo modo il Paese  non sarà la base di organizzazioni terroristiche, non sarà il trampolino per colpire i paesi vicini” (“Il Messaggero” del 29 maggio).

Su “Il Giornale” si legge che i colloqui degli ambasciatori dovevano limitarsi a individuare un terreno comune per garantire la stabilità irachena e avviare un processo di pace.  Non sono certo bastate quattro ore di colloqui per trovarlo. Agli americani premeva presentare una lista dettagliata di quelle che il Pentagono e la CIA considerano interferenze di Teheran in Iraq.

Il Corriere della Sera” riporta che Quomi, durante il colloquio, ha denunciato la presenza militare in Iraq come una minaccia per la regione. Duro il “contrattacco dell’ambasciatore americano Crocker, che si legge su “Il Messaggero”:  “Ho espresso agli iraniani il nostro disappunto per il loro comportamento in Iraq, per il sostegno che danno alle milizie che combattono le forze di sicurezza americane e irachene, per il fatto che gli esplosivi utilizzati da questi gruppi provengono proprio dall’Iran”. “Noi aspettiamo di vedere se e come cambierà la condotta dell’Iran”, aggiunge “Il Corriere della Sera”. Mentre Mottaki, ministro degli esteri iraniano, afferma: “ Speriamo che Washington ammetta il fallimento in Iraq e adotti una linea realistica”.

Il Giornale” precisa, però, che “oggi lo stato canaglia e il grande Satana, come amano definirsi l’un l’altro, non sono di certo meno nemici di prima”. A contrapporli contribuiscono oltre alla sfida nucleare, le manovre navali del Pentagono nel Golfo Persico, il recente decreto segreto di Bush di destabilizzare la finanza e l’industria dell’Iran, l’arresto di presunte spie iraniane a Bagdad e presunte spie americane a Teheran. Temi che, come ricorda “Il Corriere della Sera”, non sono stati accennati durante il colloquio.

Come sottolineato da “Il Giornale” è difficile pensare che i due ambasciatori non si siano scambiati qualche battuta sulla cosiddetta “guerra di ostaggi”. Gli iraniani accusano gli americani di detenere illegalmente quattro “diplomatici” catturati a gennaio nel consolato iraniano. D’altro canto gli americani accusano Teheran degli arresti e delle misteriose sparizione di molti cittadini con passaporto americano.

Il 30 maggio su “Il Giornale” si legge che, 24ore dopo l’incontro, è giunta la notizia che sono stati incriminati per spionaggio tre accademici di origine iraniana, ma con passaporto americano. L’accusa è di “spionaggio e attività lesive della sicurezza nazionale”. Finora non è stata fissata alcuna data per il processo.