Una settimana di editoriali

“La Repubblica”                                                         

di Martina Scalisi

 

“Le due piazze anti-Bush non temono alcun effetto Rostock. Tutto filerà liscio a piazza del Popolo, garantisce la sinistra dell’Unione che sabato si ritrova al sit-in contro il presidente americano. Pacifica e popolare, giurano gli organizzatori, sarà anche l’altra manifestazione, il corteo dei “duri” che sfila da piazza della Repubblica a piazza Navona”. Questo l’inizio dell’articolo del 4 Giugno sulle manifestazioni contro la visita di Bush a Roma. L’editoriale prosegue ponendo l’attenzione sulla questione che paradossalmente caratterizza il governo attuale: una sinistra che va in piazza contro se stessa, riaprendo così una vecchia polemica.

Il 5 l’attenzione si sposta su Sarkozy, si tratta di un intervista svoltasi in una stanza del Palazzo dell’Eliseo tra il neo-presidente francese e sette giornalisti tutti stranieri e appartenenti al club delle potenze industriali che dovranno riunirsi al G8 in Germania. Tra i temi dell’intervista: l’atteggiamento della Francia nei confronti della super potenza e del conflitto israelo-palestinese, la Siria, l’Afghanistan, l’Iraq, la posizione della Francia in Europa. Sarkozy non si sottrae a nessuna domanda in particolar modo in relazione all’ultimo tema, in fondo all’articolo leggiamo: ”Con lui la Francia ritorna in Europa dopo una lunga latitanza, dovuta al referendum del 2005 (…) adesso Nicolas Sarkozy sottolinea che con la sua proposta di un trattato semplificato, che la Francia ratificherà in Parlamento, l’Europa può uscire dall’immobilismo. Nicolas Sarkozy sarà un europeista battagliero”.

“Continua a valere il fatto che quando gli Stati Uniti starnutiscono, il resto del mondo prende il raffreddore”, così conclude l’editoriale del 6 Giugno dal titolo: ”Se le case del New Jersey frenano il treno dell’Europa”. Nell’articolo vengono riportati i tassi di crescita dell’economia statunitense che si trova attualmente con lo 0,6% in una fase di stallo. Le osservazioni riguardano i consumatori americani e come per questi ultimi la casa sia usata come bancomat, dal momento che essi tendono ad indebitarsi a fronte della crescita del patrimonio immobiliare, spendendo così per il consumo cifre superiori al reddito. Il dibattito invece è tra ottimisti, che ritengono che gli europei e il resto del mondo in caso di recessione americana sono nelle condizioni di sganciarsi dagli Stati Uniti, e l’altra frangia di studiosi che con valide argomentazioni, continuano a sostenere, portando come esempio la recessione del 2001, che questa prospettiva di sganciamento è al quanto improbabile. “La lezione che se ne ricava è che le prospettive economiche dell’Ue sono strettamente collegate e correlate a quelle degli Stati Uniti”.

Giorno 7 Giugno l’articolo è rivolto al caso Visco-Speciale e all’esito del voto del Senato, la cui maggioranza vince approvando così il comportamento dell’Esecutivo nell’”affare Speciale”. “Tirato un sospiro di sollievo appare difficile tirare avanti come se non fosse successo niente” così recita l’articolo e prosegue: “L’interesse pubblico di questo affare non è nel cinismo del generale né nella sua spregiudicata affermazione alle fortune della destra a cui ha piegato la funzione pubblica  e la dignità di soldato. Quel che più conta e preoccupa è che l’opposizione conta di usare questo imprudente ferro di bottega per manomettere l’equilibrio politico e disarcionare il governo eletto appena un anno fa”. A conclusione Giuseppe D’Avanzo autore dell’articolo si chiede: ”Ci fermeremo qui?” e suggerisce: “Nell’interesse di tutti, dei cittadini e di chi i governa, conviene fermarsi qui. Le mura di una democrazia così giovane non sono indistruttibili”.

Giorno 8 Giugno il tema in questione è: “I doveri della politica”. L’articolo fa riferimento ai dibattiti che hanno più volte coinvolto la Chiesa ed animato negli ultimi mesi la politica italiana: le coppie di fatto, l’eutanasia e quelli che monsignor Bagnasco continua a promuovere come “veri diritti individuali”. L’autore dell’articolo, Stefano Rodotà, scrive: “Si potrà dialogare solo se tutte la posizioni saranno chiare, se il netto punto di vista della Chiesa avrà di fronte a sé atteggiamenti altrettanto chiari da parte dei suoi interlocutori, se diverrà manifesta la logica che deve ispirare l’azione dello Stato” e prosegue: “Arriviamo così al punto dolente dell’antipolitica. L’antipolitica nasce quando la politica perde la capacità di guardare al proprio interno senza compiacenze, quando i ceti dirigenti sono più impegnati nell’autoconservazione che nella ricerca di una trasparente legittimazione pubblica”.