Sarkozy, la Francia ha deciso.

 

La notizia vista da “La Repubblica

 

                                               Di Valentina Cirolli                                                                           

 

“Sarò il Presidente di tutti”. Con queste parole, pronunciate dal neo eletto presidente francese, Nicolas Sarkozy, si conclude una lunga campagna elettorale che aveva visto il destino della Francia incerto fino alla vigilia delle elezioni presidenziali. Domenica 6 Maggio, con una partecipazione elettorale dell’85%, il candidato di centro destra Nicolas Sarkozy è stato eletto sesto Presidente della Quinta Repubblica, ottenendo il 53% dei voti, contro il 47% della candidata di centro sinistra Ségolène Royal. Adesso si apre un ampio dibattito, in entrambi i partiti, su quello che sarà il futuro della Francia.

Il quotidiano “La Repubblica” (www.repubblica.it) del 7 Maggio ha dedicato ampio spazio ai risultati delle elezioni francesi.

Subito dopo l’annuncio da parte delle televisioni francesi degli esiti degli exit pool, Nicolas Sarkozy fa il suo primo discorso da Presidente francese. Come riportato nell’articolo

dell’inviato Enrico Bernardi, il neo presidente esordisce: “Cari compatrioti”. La platea è quella della salle Gaveau, sede dell’Ump, ma Sarkozy si rivolge a tutta la Francia. Dopo aver reso omaggio all’avversaria, Sarkozy dichiara: “La Francia sarà a fianco degli oppressi del mondo, perché è questa l’identità della Francia, la storia della Francia. Scriveremo insieme una nuova pagina della nostra storia, e sono sicuro che sarà grande, che sarà bella”. Il viso di Sarkozy è tirato, spigoloso. Dopo aver cantato la Marsigliese, la festa si trasferisce in piazza della Concordia, dove ad aspettare il nuovo presidente ci sono i suoi sostenitori che festeggiano.

Se la vittoria di Sarkozy è stata netta, altrettanto si può dire della sconfitta della sua avversaria, Ségolène Royal.

Come scrive il giornalista Bernardi Valli, le speranze accese nell’ultimo anno dalla candidata socialista, erano progressivamente diminuite con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali. La sconfitta della Royal ha aperto una crisi all’interno del partito socialista francese. Dopo la terza sconfitta consecutiva alle elezioni presidenziali, ci si interroga su una possibile rifondazione del partito. Ma una cosa a dispetto delle polemiche può essere affermata: la vittoria di Sarkozy rappresenta la fine dell’epoca Mitterand-Chirac, durata più di un quarto di secolo, e l’arrivo di una nuova generazione, rappresentata da Sarkozy, svincolata dai vecchi schemi.

Un’ampia e dettagliata analisi viene poi dedicata a entrambi i candidati.

Il corrispondente della Repubblica, Giampiero Martinetti, nel suo articolo, espone, in maniera dettagliata, quelli che saranno i punti salienti del programma di Sarkozy durante i suoi primi “cento giorni”. Il primo punto è rappresentato dalla formazione del nuovo governo.  Il candidato più accreditato per la nomina a primo ministro è François Fillon, consigliere politico di Sarkozy. Tra i 15 ministri, che comporranno il governo, potrebbero esserci esponenti del centro e perfino della sinistra, per dare un segnale di apertura.

Il secondo punto riguarda un avvicinamento della Francia all’Europa. Dopo la sua investitura, il 16 Maggio, il nuovo Presidente si recherà a Bruxelles e a Berlino, con una proposta per rilanciare la riforma istituzionale dell’UE, bloccatasi dopo la bocciatura, nel 2005, di Francia e Olanda ai referendum sul Trattato Costituzione. Sarkozy ha assicurato di avere qualche idea per rilanciare la macchina comunitaria.

L’ultimo punto, su cui il Presidente ha le idee piuttosto chiare, riguarda il settore economico. Dopo le elezioni politiche di Giugno, il Parlamento sarà chiamato ad approvare le prime misure in materia fiscale: gli straordinari saranno detassati e saranno esenti da contributi sociali e Irpef; i mutui per l’acquisto della prima casa saranno deducibili dall’Irpef; il 90-95% delle successioni saranno esentasse; l’imposta patrimoniale sarà notevolmente ridotta, infatti nessun cittadino dovrà pagare al fisco una cifra superiore al 50% dei suoi redditi. In materia sociale il parlamento discuterà se introdurre nuove regole per garantire, in caso di sciopero, un servizio minimo nei servizi pubblici. Inoltre verranno vietate le liquidazioni d’oro per i dirigenti d’azienda; si avvierà un negoziato per il raggiungimento della parità salariale uomo-donna e per un contratto di lavoro unico.

Infine Sarkozy convocherà una nuova conferenza sui problemi ecologici. L’obiettivo è quello di introdurre una fiscalità “ecologica” per tassare le attività più inquinanti. La sera stessa della sua elezioni, in merito, il nuovo Presidente ha chiesto agli Stati Uniti di fare uno sforzo in questa direzione, affermando: “Una grande nazione ha il dovere di non ostacolare la lotte contro il riscaldamento climatico, ma deve prendere la testa di questa lotta. Su questo tema la Francia sarà in prima fila.”

Pietro del Re, nel suo articolo, affronta le reazioni della sinistra francese: “Il suffragio universale ha parlato: auguro al presidente della Repubblica di compiere la sua missione al servizio di tutti i francesi. Ringrazio con tutto il cuore i 17 milioni di francesi  che hanno riposto in me la loro fiducia.” Con queste parole la candidata socialista Ségolène Royal saluta la folla che l’attende alla Maison de l’Amerique Latine. La delusione tra i suoi sostenitori è molta. Pierre Mauroy, primo ministro sotto la presidenza Mitterand, dichiara: “Ci ho creduto fino alla fine: l’ultima settimana di campagna, nonostante i sondaggi sfavorevoli, mi ha ricordato i giorni che precedettero l’elezione del primo presidente socialista nel 1981”. Poche ore dopo l’annuncio della sconfitta, alla Rue de Solforino, sede del Partito socialista, già si parla di una “rifondazione” del partito, della rinascita politica della direzione del Ps, a discapito della leadership della Royal.

Adesso i dinosauri socialisti sono pronti a uscire dalla loro agonia. Fin dall’inizio avevano dubitato che Segò fosse all’altezza del ruolo: “ci vuole un’altra tempra”, dicevano, per concorrere alla prima carica dello Stato. Adesso uno di loro dichiara: “Per non aggravare questa pesante sconfitta, dobbiamo ridisegnare nuove strategie”.

Ma Ségolène Royal dichiara, come avvertendo proprio chi volesse allontanarla dal partito: “Non abbasserò la guardia: per non deludere quei milioni di francesi che mi chiedono di ricominciare a lottare.”

Sabato è prevista la prima riunione per decider come muoversi dopo la batosta. Dominique Strass-Kahn e Laurent Fabius, due esponenti influenti all’interno del partito, vorrebbero presentare una mozione di sfiducia al Segretario, François Hollande, che è anche il compagno della candidata alla presidenza Royal. “La sinistra non è mai stata così debole” ha dichiarato il primo, “il partito ha bisogno del rinnovamento”. Queste parole hanno suscitato la replica di un altro alto esponente del partito, Jacques Lang, meno incline a cercare capi espiatori: “Siamo tutti responsabili”. Nel mezzo Hollande ha dichiarato che tra tre mesi ci sono le elezioni politiche: “Dobbiamo unirci”. Ma anch’egli non ha risparmiato critiche, seppur attribuendo la responsabilità a tutto il gruppo dirigente socialista, alla campagna elettorale di Ségolène: “Abbiamo commesso degli errori, senza i quali forse oggi staremmo festeggiando una vittoria. Non abbiamo parlato abbastanza di proposte concrete, di aspetti che toccavano i francesi direttamente”.

Non sono mancati, nella serata di Domenica, scontri nelle piazze tra la polizia e poche centinaia di giovani, che hanno dato sfogo alla loro delusione in maniera violenta. Come scrive Giampiero Martinotti, le prime tensioni sono apparse in piazza della Bastiglia, luogo sacro della sinistra, che in quella piazza si riunisce per festeggiare le vittorie elettorali. Gruppi di giovani hanno iniziato a lanciare oggetti  contro le forze dell’ordine, che dopo lunghi momenti di tensione hanno caricato e lanciato granate lacrimogene. Scenari simili si sono verificati a Lione, Lilla, Tolosa e Marsiglia. Il segretario socialista Hollande ha invitato tutti alla calma: “Conosco la loro delusione , il loro smarrimento. Ma voglio lanciare un appello alla calma e alla coerenza. La calma perché nella Repubblica è il suffragio universale a fare legge. Bisogna saper controllare la collera, la frustrazione, la paura e portare questa energia alle prossime elezioni”.

Nella banlieue parigina la situazione appariva tesa. A Clichy-sous-Bois, dove avevano avuto origine le rivolte dell’autunno 2005, le associazioni dei giovani hanno invitato a non rispondere con la violenza al successo di Sarkozy. Hanno organizzato un raduno pacifico e non sono stati segnalati incidenti.

Nell’editoriale di lunedì, il giornalista Andrea Bonanni si interroga su quale sarà effettivamente il contributo che la Francia di Sarkozy offrirà al processo di integrazione europea.

I punti su cui il governo di Parigi potrebbe registrare una effettiva correzione di rotta sono tanti.  Innanzitutto il nazionalismo economico. A riguardo Sarkozy ha già chiaramente affermato di voler far pressione sulla Banca Centrale europea per evitare il continuo rafforzamento dell’euro che, a suo dire, danneggerebbe le esportazioni francesi (nonostante le statistiche lo smentiscano). Per quanto riguarda la Costituzione europea, il Presidente è chiaramente a favore di un “mini trattato”, limitato agli assetti istituzionali, che possa essere ratificato per via parlamentare senza dover ricorrere nuovamente al referendum. L’erede di Chirac dichiara di condividere una riduzione del diritto di veto, ma il suo approccio minimalista favorirebbe paesi che, come Polonia e Gran Bretagna, cercheranno di svuotare di ogni contenuto innovativo il nuovo Trattato.

Sul tema dell’allargamento e dell’immigrazione, Sarkozy, contrario all’ingresso della Turchia nell’UE, sembra propendere per una “Europa Fortezza”. Un’Europa che ponga rigidi limiti all’immigrazione, più preoccupata della difesa dei propri confini che ad un eventuale allargamento.

Sarkozy rappresenta il più filo-americano dei candidati all’Eliseo, senza però cadere nel servilismo della destra italiana. Questo elemento, che lo accomuna ad Angela Merkel, potrebbe rivelarsi utile per mitigare le diffidenze americane nei confronti dell’integrazione europea. Nonostante non sia stata la scelta migliore che i francesi potessero fare, Nicolas Sarkozy, grazie alla sua ambizione personale, potrebbe rappresentare una garanzia per Bruxelles. Per ritornare a contare in ambito internazionale, la Francia non può far altro che riversare le proprie ambizioni sull’Europa, cercando di influenzare l’evoluzione della costruzione europea secondo le proprie idee. Per ragioni economiche geografiche e politiche, dovunque Sarkozy voglia portare la Francia, lo dovrà fare, comunque, all’interno di una “Unione europea più coesa e più integrata e tenendo conto delle esigenze complessive dei suoi membri”.

Nel giorno successivo all’elezione del nuovo presidente, si fanno sempre più insistenti le voci sui nomi che comporranno il nuovo Governo.

Nel quotidiano la Repubblica di Martedì 8 Maggio, Giampiero Martinotti presenta i candidati più probabili per ricoprire le maggiori cariche del Governo francese. Confermate le voci che vorrebbero il consigliere di Sarkozy, François Fillon, candidato alla carica di Primo Ministro. Il nuovo governo, composto probabilmente da 15 membri, vedrà una vistosa presenza femminile. Rachida Dati, portavoce in campagna elettorale di Sarkozy, è candidata al dicastero dell’Immigrazione o della Giustizia. Michèle Alliot-Marie, già Ministro della Difesa, potrebbe diventare ministro degli Esteri. Catherine Lagarde, attuale ministro per il Commercio estero, è candidata a diventare ministro delle Finanze. Tra i volti nuovi, invece, potrebbe esserci Anne Lauvergeon, presidente del gruppo nucleare Areva e collaboratrice di Mitterand. Tra i vecchi nomi c’è anche quello di Alain Juppé, che potrebbe andare agli Esteri o presiedere l’Assemblea nazionale. Claude Guéant sarà il nuovo segretario generale dell’Eliseo, l’uomo chiave nel palazzo del potere.

Di contro, il Partito socialista francese continua il lavoro per prepararsi alle elezioni politiche del 10 e del 17 Giugno. Come riportato nell’articolo di Pietro del Re, il giorno dopo la sconfitta, Sègolène Royal ha dichiarato ai giornalisti:“Dobbiamo restare uniti”, invitando il suo partito a “lavorare, rinnovare, rifondare e preparare le prossime scadenze”. Ma la lotta interna al Partito Socialista ha già avuto inizio. Il clima a rue Solferino è molto teso. Come scrive Giampiero Martinotti, nonostante si sia giunti ad una specie di tregua fino alla scadenza delle elezioni politiche, è difficile che non si giunga ad  uno scontro interno. Non sono mancati fin da subito botta e risposta tra i principali leader del Partito Socialista, e c’è chi, come Marc Ayrault, ha parlato di toni aggressivi “da resa dei conti”.

Mercoledì 9 Maggio, l’editoriale di Jean Daniel titola: “Giovanna D’Arco sconfitta da Bonaparte”. Ségolène Royal e Nicolas Sarkozy vengono paragonati rispettivamente a Giovanna d’Arco e Napoleone Bonaparte.

La Royal è apparsa eroica nella sua decisione di affrontare una competizione con i suoi, preparandosi da sola, senza appoggi, senza un’equipe. Sostenuta quasi esclusivamente dall’opinione pubblica, è riuscita ad imporsi nel suo partito “che non voleva saperne di lei”, e che adesso farà di tutto per “sbarazzarsi di lei”.

Il percorso di Sarkozy appare altrettanto straordinario. E’ “un uomo dotato di una grande capacità di riunire in sé le doti del tribuno nei comizi, dell’oratore alla tv, del retore nelle assemblee”. Da candidato, Nicolas Sarkozy ha fondato tutta la sua campagna elettorale sulla denuncia del governo di Chirac, facendo dimenticare all’opinione pubblica che di quel governo tanto criticato, era stato il ministro più potente.