IL VERTICE DI ANNAPOLIS.

PROVE DI DIALOGO, NUOVE SPERANZE IN MEDIO ORIENTE

 

La notizia vista dalla stampa britannica: The Guardian, The Independent, The Economist, Financial Times

 

 

 di Lucia Ridolfo

 

 

 

 

 

“Esprimiamo la nostra determinazione  nel porre fine allo spargimento di sangue, alla sofferenza e alle decadi di conflitto tra le nostre popolazioni; per annunziare una nuova era di pace, basata sulla libertà, la sicurezza, la giustizia, la dignità, il rispetto e il mutuo riconoscimento; diffondere la cultura della pace e della non-violenza e combattere il terrorismo perpetrato sia dai palestinesi che dagli israeliani”... “Per il raggiungimento di tali obiettivi disponiamo che le due parti promuovano immediatamente delle negoziazioni bilaterali  nell’ordine di portare a compimento un trattato di pace prima della fine del 2008,”...  “a questo scopo, una commissione di governo rappresentativa di entrambe le parti svilupperà un piano di lavoro e ne sorveglierà l’operato; la prima sessione della commissione  è prevista per il 12 Dicembre  prossimo. Inoltre, le parti si impegnano ad osservare  i  rispettivi obblighi secondo le direttive promosse dalla road-map del 30 Aprile 2003, la quale propende verso una risoluzione unitaria del conflitto, promossa dagli Stati Uniti d’America”.

Questo è in sintesi il contenuto dell’intesa raggiunta tra Israele e i palestinesi alla conferenza di pace sul Medio Oriente tenutasi ad Annapolis il 27 Novembre scorso, avvenuta sotto l’egida del presidente degli Stati Uniti d’America George Bush, come riportato dal quotidiano britannico The Guardian  di venerdì 28 novembre.

Nei giorni che seguono la conferenza, ciò che preoccupa maggiormente, è la paura dell’ennesimo fallimento dell’accordo, come si evince dalle pagine del quotidiano The Independent del 30 Novembre secondo cui, il Primo Ministro Ehud Olmert  durante un’intervista per il quotidiano britannico Ha'aretz ha dichiarato che, “se l’accordo dovesse fallire e Israele si ostina a costringere i palestinesi a lottare per il diritto di voto, la nazione rischia di trovarsi in una situazione simile a quella dell’apharteid in Sud Africa e presto, lo Stato potrebbe dissolversi”.

 

Come ha sostenuto il quotidiano The Economist del 28 Novembre, ciò che ha indotto gli Stati Uniti, e in particolare il Segretario di Stato  Condoleezza Rice a condurre il vertice, è stato il desiderio di offrire al Presidente Abbas e ai palestinesi un’alternativa migliore rispetto al movimento di Hamas. La Signora Rice ha voluto che il Presidente palestinese Abbas e  il Primo Ministro israeliano Olmert accettassero i principi per una pace futura, annunciando quello che lei ha definito un nuovo"orizzonte politico".

 

Ancora il quotidiano The Independent del 26 Novembre ha sottolineato che, la ragione che ha spinto le parti a presiedere la conferenza, è stata la comune debolezza interna di Ehud Olmert, il Primo Ministro israeliano, del leader palestinese Mahmoud Abbas, e di George Bush stesso, poiché una pace genuina e concertata migliorerebbe la loro posizione all’interno delle rispettive nazioni. Nel caso particolare di George BUsh e di Condoleeza Rice, il compimento di un simile passo in avanti nella storia di Israele durante il l’ultimo anno del governo in carica, conferirebbe una luce positiva allo “strascico” che oggi l’amministrazione Bush si lascia alle spalle e che consiste sostanzialmente nella sconfitta in Iraq e nella vittoria strategica condotta dall’Iran nel 2003. Infatti, il potere crescente di Teheran nella regione è temuto sia da Israele che dagli altri Stati arabi moderati e le ragioni della loro alleanza risiedono in questi timori.

Come rivela il quotidiano Financial times del 28 Novembre, il Presidente palestinese Abbas ha dichiarato che il progetto di Annapolis potrebbe condurre ad un “assestamento equilibrato” per Israele, i palestinesi e le regioni limitrofe; egli ha affermato ancora: “non esagero nel ritenere che la nostra regione costituisca un crocevia tra pre-Annapolis e post-Annapolis”.

Il primo ministro israeliano Olmert ha descritto il meeting di Annapolis come “l’inizio di una riconciliazione storica tra Israele, la Palestina e gli Stati Arabi, una risposta agli scettici che ritenevano l’incontro la sola occasione per un evento, di essere ripreso dai fotoreporter”.

Il Presidente americano George Bush ha confermato la percezione strenuamente sostenuta durante il Vertice del 27 Novembre scorso ritenendo che, contenere l’Iran ed i suoi alleati e assicurare l’indipendenza della Palestina rimangono gli obiettivi più importanti del meeting di Annapolis; egli infatti ha dichiarato: "Una battaglia è in corso per il futuro del Medio Oriente  e noi non dobbiamo cedere la vittoria agli estremisti."