IL VERTICE DI
ANNAPOLIS.
PROVE DI DIALOGO, NUOVE
SPERANZE IN MEDIO ORIENTE
La notizia vista dalla stampa
britannica: The Guardian, The Independent, The Economist, Financial Times
di Lucia Ridolfo
“Esprimiamo la nostra
determinazione nel porre fine allo
spargimento di sangue, alla sofferenza e alle decadi di conflitto tra le nostre
popolazioni; per annunziare una nuova era di pace, basata sulla libertà, la
sicurezza, la giustizia, la dignità, il rispetto e il mutuo riconoscimento; diffondere
la cultura della pace e della non-violenza e combattere il terrorismo
perpetrato sia dai palestinesi che dagli israeliani”... “Per il raggiungimento
di tali obiettivi disponiamo che le due parti promuovano immediatamente delle
negoziazioni bilaterali nell’ordine di
portare a compimento un trattato di pace prima della fine del
Questo
è in sintesi il contenuto dell’intesa raggiunta tra Israele e i palestinesi
alla conferenza di pace sul Medio Oriente tenutasi ad Annapolis il 27 Novembre
scorso, avvenuta sotto l’egida del presidente degli Stati Uniti d’America
George Bush, come riportato dal quotidiano britannico The Guardian di venerdì 28 novembre.
Nei
giorni che seguono la conferenza, ciò che preoccupa maggiormente, è la paura
dell’ennesimo fallimento dell’accordo, come si evince dalle pagine del
quotidiano The Independent del 30 Novembre
secondo cui, il Primo Ministro Ehud
Olmert durante un’intervista per il
quotidiano britannico Ha'aretz ha dichiarato che, “se l’accordo dovesse fallire e Israele si ostina a costringere i
palestinesi a lottare per il diritto di voto, la nazione rischia di trovarsi in
una situazione simile a quella dell’apharteid in Sud Africa e presto, lo Stato potrebbe dissolversi”.
Come
ha sostenuto il quotidiano The Economist del 28 Novembre, ciò
che ha indotto gli Stati Uniti, e in particolare il Segretario di Stato Condoleezza Rice a condurre il vertice, è
stato il desiderio di offrire al Presidente Abbas e ai palestinesi
un’alternativa migliore rispetto al movimento di Hamas.
Ancora il
quotidiano The Independent del 26
Novembre ha sottolineato che, la ragione che ha spinto le parti a presiedere la
conferenza, è stata la comune debolezza interna di Ehud Olmert, il Primo
Ministro israeliano, del leader palestinese Mahmoud Abbas, e di George Bush
stesso, poiché una pace genuina e concertata migliorerebbe la loro posizione
all’interno delle rispettive nazioni. Nel caso particolare di George BUsh e di
Condoleeza Rice, il compimento di un simile passo in avanti nella storia di
Israele durante il l’ultimo anno del governo in carica, conferirebbe una luce
positiva allo “strascico” che oggi
l’amministrazione Bush si lascia alle spalle e che consiste sostanzialmente
nella sconfitta in Iraq e nella vittoria strategica condotta dall’Iran nel
2003. Infatti, il potere crescente di Teheran nella regione è temuto sia da
Israele che dagli altri Stati arabi moderati e le ragioni della loro alleanza
risiedono in questi timori.
Come
rivela il quotidiano Financial times del 28 Novembre, il
Presidente palestinese Abbas ha dichiarato che il progetto di Annapolis
potrebbe condurre ad un “assestamento
equilibrato” per Israele, i palestinesi e le regioni limitrofe; egli ha
affermato ancora: “non esagero nel ritenere che la nostra regione costituisca
un crocevia tra pre-Annapolis e post-Annapolis”.
Il
primo ministro israeliano Olmert ha descritto il meeting di Annapolis come “l’inizio di una riconciliazione storica tra
Israele,
Il
Presidente americano George Bush ha confermato la percezione strenuamente
sostenuta durante il Vertice del 27 Novembre scorso ritenendo che, contenere
l’Iran ed i suoi alleati e assicurare l’indipendenza della Palestina rimangono
gli obiettivi più importanti del meeting di Annapolis; egli infatti ha dichiarato:
"Una battaglia è in corso per il
futuro del Medio Oriente e noi non
dobbiamo cedere la vittoria agli estremisti."