Scritto il 27 Aprile 1988 e destinato a esser letto in occasione della presentazione del libro Interpretazione della democrazia, presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Catania del 6 maggio 1988 (testo inedito). | ||
Cari colleghi ed amici, è con sincero rammarico, che io mi scuso con voi di non poter prendere parte alla cerimonia, in cui viene presentato il nuovo libro di Enzo Sciacca. Un impegno, preso da molto tempo innanzi, mi tiene lontano da voi in queste stesse ore. Mi sia però consentito di esprimere, con questo messaggio, qualche considerazione in merito al libro. Anzitutto, una osservazione dì carattere soggettivo e personale. La pubblicazione del volume segue a breve distanza quella del primo volume apparso nella stessa collana, intitolato Saggi su Kelsen e Capograssi, che è una raccolta di miei scritti su quei due grandi interpreti della coscienza civile del nostro secolo. Ebbene, quando il mio libro venne presentato a Roma, esso suscitò riserve ed obiezioni critiche, pubblicamente espresse, perché sì disse che l’accostamento fra i due autori menzionati nel titolo era puramente estrinseco, e rappresentava quasi un ossimoro culturale, giacché fra quei due vi erano troppe differenze, perché essi potessero risultare uniti da altro, se non che da una semplice particella congiuntiva. Io replicai come mi riuscì alla meglio di fare a questa contestazione critica, mi pare tuttavia che il libro di Enzo costituisca, senza che lui avesse intenzione di farlo, una vigorosa difesa di quel rapporto di congiunzione fra Kelsen e Capograssi. I nomi di questi due autori sono infatti fra i più citati nel suo libro, ed egli ha mostrato e dimostrato come entrambi rappresentino due necessari punti di riferimento, anzi due essenziali modelli culturali, per “interpretare” la democrazia moderna, non meno di quanto essi valgano (a mio giudizio) per “interpretare” l’esperienza giuridica del nostro tempo. Perciò desidero ringraziare Enzo per avere offerto col suo libro una importante integrazione del mio libro e per avere svolto una riflessione critica, pienamente indipendente ed originale, sul suo motivo conduttore. L’altra considerazione, che intendo fare, è invece di carattere oggettivo: proprio nel senso in cui Hegel parlava di “spirito oggettivo” per definire la cultura di un epoca. Il libro di Enzo costituisce un esemplare contributo all’ermeneutica della politica, e si colloca in tal modo in una dimensione della teoria generale dell’interpretazione. Questa metodologia, che pure ha dietro di sé una tradizione insigne, al pari della scienza dell’interpretazione giuridica, riceve nell’opera di Enzo Sciacca una sua rinnovata dignità filosofica e civile conforme ai nuovi indirizzi del pensiero. Infatti, i testi di dottrine politiche sono stati considerati nella storiografia moderna come interpretazioni delle esigenze etico - politiche del tempo, in cui essi sono apparsi. Questa volta però il carattere ermeneutico non è implicito o sottointeso, ma viene messo in evidenza fin nel titolo dal suo stesso autore. Vale a dire, il libro è una testimonianza, indicativa ed importante, della nuova coscienza culturale come coscienza ermeneutica, di cui è partecipe uno studioso formatosi ed affermatosi in un ambiente culturale, che è quello di più alto livello europeo. Non mi fa certo velo l’antica affettuosa amicizia sorta negli anni lontani del mio rapporto di docente con l’allievo ricco di ingegno e di interessi mentali e consolidatosi nel nostro sodalizio della comune collaborazione alla collana degli “Studi risorgimentali”, insieme al compianto Mario Condorelli; non mi fa velo, se esprimo il giudizio, che questa “interpretazione della democrazia” in verità interpreta in maniera magistrale, le attuali e profonde ispirazioni della cultura politica italiana. Vi giunga il mio cordiale saluto. Vittorio Frosini |